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D Ilio infelice: e il cavalier, sedendo
Nel gabinetto de la dama, ormai
Con ostinata man tutte divise 450
In fili minutissimi le genti
D Argo e di Frigia. Un fianco solo avanza
De la bella rapita; e poi l eroe,
Pur giunto al fin di sua decenne impresa,
Andrà superbo al par d ambo gli Atridi. 455
Ma chi l opre diverse o i varj ingegni
Tutti esprimer poria, poi che le stanze
Folte già son di cavalieri e dame?
Tu per quelle t avvolgi. Ardito e baldo
Vanne, torna, ti assidi, ergiti, cedi, 460
Premi, chiedi perdono, odi, domanda,
Sfuggi, accenna, schiamazza, entra e ti mesci
A i divini drappelli; e a un punto empiendo
Ogni cosa di te, mira e conosci.
Là i vezzosi d amor novi seguaci 465
Letteratura italiana Einaudi 161
Giuseppe Parini - Il giorno
Lor nascenti fortune ad alta voce
Confidansi all orecchio; e ridon forte;
E saltellando batton palme a palme:
Sia che a leggiadre imprese Amor li guidi
Fra le oscure mortali: o che gli assorba 470
De le dive lor pari entro alla luce.
Qui gli antiqui d Amor noti campioni
Con voci esìli e dall ansante petto
Fuor tratte a stento rammentando vanno
Le superate al fin tristi vicende. 475
Indi gl imberbi eroi, cui diede il padre
La prima coppia di destrier pur ieri,
Con animo viril celiano al fianco
Di provetta beltà, che a i risi loro
Alza scoppi di risa; e il nudo spande, 480
Che di veli mal chiuso i guardi cerca,
Che il cercarono un tempo. Indi gli adulti,
A la cui fronte il primo ciuffo appose
Fallace parrucchier, scherzan vicini
A la sposa novella; e di bei motti 485
Tendonle insidia, ove di lei s intrichi
L alma inesperta e il timido pudore.
Folli! Chè a i detti loro ella va incontro
Valorosa così come una madre
Di dieci eroi. V ha in altra parte assiso 490
Chi di lieti racconti ovver di fole
Non ascoltate mai raro promette
A le dame trastullo; e ride e narra
E ride ancor, benchè a le dame in tanto
Sovra l arco de labbri aleggi e penda 495
Insolente sbadiglio. Avvi chi altronde
Con fortunato studio in novi sensi
Le parole converte; o i simil suoni
Pronto a colpir divinamente scherza.
Alto al genio di lui plaude il ventaglio 500
De le pingui matrone, a cui la voce
Letteratura italiana Einaudi 162
Giuseppe Parini - Il giorno
Di vernacolo accento anco risponde.
Ma le giovani madri, al latte avvezze
Di più nuove dottrine, il sottil naso
Aggrinzan fastidite; e pur col guardo 505
Chieder sembran pietade a i belli spirti,
Che lor siedono a lato; e a cui gran copia
D erudita efemeride distilla
Volatile scienza entro a la mente.
Altri altrove pugnando audace innalza 510
Sovra d ognaltro il palafren, ch ei sale,
O il poeta o il cantor, che lieti ei rende
De le sue mense. Altri dà vanto all else
Lucido e bello de la spada, ond egli
Solo, e per casi non più visti, al fine 515
Fu dal più dotto Anglico artier fornito.
Altri grave nel volto ad altri espone
Qual per l appunto a gran convito apparve
Ordin di cibi: ed altri stupefatto,
Con profondo pensier con alte dita 520
Conta di quanti tavolieri a punto
Grande insolita veglia andò superba.
Un fra l indice e il medio inflessi alquanto,
Molle ridendo, al suo vicin la gota
Preme furtivo: e l un da tergo all altro 525
Il pendente cappel sotto all ascella
Ratto invola; e del colpo a sè dà plauso.
Qual d ogni lato i molti servi in tanto
E seggi e tavolieri e luci e carte
Supellettile augusta entran portando? 530
E sordo stropicciar di mossi scanni,
E cigolio di tavole spiegate
Odo vagar fra le sonanti risa
Di giovani festivi e fra le acute
Voci di dame cicalanti a un tempo, 535
Come intorno a selvaggio antico moro
Letteratura italiana Einaudi 163
Giuseppe Parini - Il giorno
Sull imbrunir del dì garrulo stormo
Di frascheggianti passere novelle?
Sola in tanto rumor tacita siede
La matrona del loco: e chino il fronte 540
E increspate le ciglia, i sommi labbri
Appoggia in sul ventaglio, arduo pensiere
Macchinando tra sè. Medita certo
Come al candor come al pudor si deggia
La cara figlia preservar, che torna 545
Doman da i chiostri, ove il sermon d Italia
Pur giunse ad obliar, meglio erudita
De le Galliche grazie. Oh qual dimane
Ne i genitor, ne convitati, a mensa
Ben cicalando ecciterai stupore 550
Bella fra i lari tuoi vergin straniera!
Errai. Nel suo pensier volge di cose
L alta madre d eroi mole più grande:
E nel dubbio crudel col guardo invoca
De le amiche l aita; e a sè con mano 555
Il fido cavalier chiede a consiglio.
Qual mai del gioco a i tavolier diversi
Ordin porrà, che de le dive accolte
Nulla obliata si dispetti; e nieghi
Più qui tornare ad aver scorno ed onte? 560
Come, con pronto antiveder, del gioco
Il dissimil tenore a i genj eccelsi
Assegnerà conforme; ond altri poi
Non isbadigli lungamente, e pianga
Le mal gittate ore notturne, e lei 565
De lo infelice oro perduto incolpi?
Qual paro e quale al tavolier medesmo
E di campioni e di guerriere audaci
Fia che tra loro a tenzonar congiunga;
Sì che giammai, per miserabil caso, 570
La vetusta patrizia, ella e lo sposo
Ambo di regi favolosa stirpe,
Letteratura italiana Einaudi 164
Giuseppe Parini - Il giorno
Con lei non scenda al paragon, che al grado
Per breve serie di scrivani or ora
Fu de nobili assunta: e il cui marito 575
Gli atti e gli accenti ancor serba del monte?
Ma che non può sagace ingegno e molta
D anni e di casi esperienza? Or ecco
Ella compose i fidi amanti; e lungi
De la stanza nell angol più remoto 580
Il marito costrinse, a dì sì lieti
Sognante ancor d esser geloso. Altrove
Le occulte altrui, ma non fuggite all occhio
Dotto di lei benchè nascenti a pena
Dolci cure d amor, fra i meno intenti 585
O i meno acuti a penetrar nell alte [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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