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qua giù cagione d amore, dissero Amore essere figlio di
Venere, sì come testimonia Vergilio nel primo de lo
Eneida, ove dice Venere ad Amore: «Figlio, vertù mia,
figlio del sommo padre, che li dardi di Tifeo non curi»;
e Ovidio, nel quinto di Metamorphoseos, quando dice
che Venere disse ad Amore: «Figlio, armi mie, potenzia
mia». 15. E sono questi Troni, che al governo di questo
cielo sono dispensati, in numero non grande, de lo quale
per li filosofi e per gli astrologi diversamente è sentito,
secondo che diversamente sentiro de le sue circulazioni;
avvenga che tutti siano accordati in questo, che tanti so-
no quanti movimenti esso fae. 16. Li quali, secondo che
nel libro de l Aggregazion[i] de le Stelle epilogato si
truova da la migliore dimostrazione de li astrologi, sono
tre: uno, secondo che la stella si muove verso lo suo epi-
ciclo; l altro, secondo che lo epiciclo si muove con tutto
lo cielo igualmente con quello del Sole; lo terzo, secon-
do che tutto quello cielo si muove, seguendo lo movi-
mento de la stellata spera, da occidente a oriente, in cen-
to anni uno grado. Sì che a questi tre movimenti sono
tre movitori. 17. Ancora si muove tutto questo cielo e ri-
volgesi con lo epiciclo da oriente in occidente, ogni di
naturale una fiata: lo qual movimento, se esso è da intel-
letto alcuno, o se esso è da la rapina del Primo Mobile,
Dio lo sa; che a me pare presuntuoso a giudicare.
18. Questi movitori muovono, solo intendendo, la circu-
lazione in quello subietto propio che ciascuno muove.
La forma nobilissima del cielo, che ha in sé principio di
questa natura passiva, gira, toccata da vertù motrice che
questo intende: e dico toccata non corporalmente, per
tatto di vertù la quale si dirizza in quello. E questi movi-
tori sono quelli a li quali s intende di parlare, ed a cui io
fo mia dimanda.
Letteratura italiana Einaudi 46
Dante Alighieri - Convivio
CAPITOLO VI
1. Secondo che di sopra, nel terzo capitolo di questo
trattato, si disse, ch a bene intendere la prima parte de la
proposta canzone convenia ragionare di quelli cieli e de
li loro motori, ne li tre precedenti capitoli è ragionato.
Dico adunque a quelli ch io mostrai sono movitori del
cielo di Venere: O voi che  ntendendo  cioè con lo in-
telletto solo, come detto è di sopra,  lo terzo cielo mo-
vete, Udite il ragionare; e non dico udite perch elli oda-
no alcuno suono, ch elli non hanno senso, ma dico
udite, cioè con quello udire ch elli hanno, ch è intendere
per intelletto. 2. Dico: Udite il ragionar lo quale è nel
mio core: cioè dentro da me, ché ancora non è di fuori
apparito. E da sapere è che in tutta questa canzone, se-
condo l uno senso e l altro lo  core si prende per lo se-
creto dentro, e non per altra spezial parte de l anima e
del corpo. 3. Poi li ho chiamati ad udire quello ch io vo-
glio, assegno due ragioni per che io convenevolemente
deggio loro parlare. L una si è la novitade de la mia con-
dizione, la quale, per non essere da li altri uomini esper-
ta, non sarebbe così da loro intesa come da coloro che
 ntendono li loro effetti ne la loro operazione; e questa
ragione tocco quando dico: Ch io nol so dire dire altrui,
sì mi par novo. 4. L altra ragione è: quand uomo riceve
beneficio, o vero ingiuria, prima de quello retraere a chi
liele fa, se può, che ad altri; acciò che se ello è beneficio,
esso che lo riceve si mostri conoscente inver lo benefat-
tore; e s ella è ingiuria, induca lo fattore a buona miseri-
cordia con le dolci parole. 5. E questa ragione tocco,
quando dico: El ciel che segue lo vostro valore, Gentili
creature che voi sete, Mi tragge ne lo stato ov io mi tro-
vo. Ciò è a dire: l operazione vostra, cioè la vostra circu-
lazione, è quella che m ha tratto ne la presente condizio-
ne. Però conchiudo e dico che  l mio parlare a loro dee
Letteratura italiana Einaudi 47
Dante Alighieri - Convivio
essere, sì come detto è; e questo dico qui: Onde  l parlar
de la vita ch io provo, Par che si drizzi degnamente a
vui. E dopo queste ragioni assegnate, priego loro de lo
 ntendere quando dico: Però vi priego che lo mi  nten-
diate. 6. Ma però che in ciascuna maniera di sermone lo
dicitore massimamente dee intendere a la persuasione,
cioè a l abbellire, de l audienza, sì come a quella ch è
principio di tutte l altre persuasioni, come li rettorici [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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