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bella tazza di cioccolata per dessert. Il mago bevve solo un bicchiere di vi-
no e mangiò un po' di pane, ma non era un uomo di cui aver paura; ben
presto si misero a chiacchierare come amici di vecchia data.
Quando avrà effetto l'incantesimo? domandò Lucy.
Gli Inettoidi diventeranno subito visibili?
Sì, anzi lo sono già. Ma sicuramente non se ne sono accorti, perché a
quest'ora fanno sempre un sonnellino.
Ora che sono tornati visibili, annullerai l'incantesimo che li ha resi
brutti? Li farai tornare come prima?
Non so, è una questione delicata spiegò il mago.
Vedi, loro sostengono che erano più belli prima; dicono di essere stati
tramutati in mostri orribili, ma non è la verità. Secondo me, sono notevol-
mente migliorati.
Sono così vanitosi?
Accidenti, sì. Il capo lo è, ed è lui che l'ha insegnato agli altri. Credo-
no che tutto quello che dice sia oro colato.
Me ne sono accorta rispose Lucy.
Peccato, perché posso assicurarti che senza di lui si starebbe molto
meglio. Naturalmente avrei potuto trasformarlo in qualcosa di diverso, o
avrei potuto lanciare un incantesimo per fare in modo che i suoi non gli
credessero più, ma non mi piace essere scorretto. E poi, poveretti, meglio
ammirare lui che nessun altro, ti sembra?
Vuoi dire che non ammirano te? chiese Lucy.
Ammirare me? fece il mago. No, mai e poi mai.
E perché? A causa dell'imbruttimento, o quello che ritengono tale?
Il fatto è che non fanno mai quello che dovrebbero. Il loro lavoro
consiste nel curare i giardini e coltivare gli orti, non per me come pensano,
ma per se stessi. Se non li costringessi io, non lo farebbero mai. E natural-
mente per giardini e orti ci vuole l'acqua. Sulla collina, a un chilometro da
qui, c'è una sorgente meravigliosa dalla quale sgorga un torrentello che ra-
senta i campi. Io ho solo suggerito di andare a prendere l'acqua direttamen-
te al torrente, piuttosto che scarpinare con i secchi fino alla sorgente due o
tre volte al giorno, una cosa sfiancante che li fa tornare coi secchi mezzi
vuoti. Macché, niente da fare; alla fine, di punto in bianco, gli Inettoidi si
sono rifiutati di lavorare.
Sono così stupidi?
Il mago fece un lungo sospiro.
Ah, se sapessi quanti guai mi hanno combinato. Solo un paio di mesi
fa li ho visti lavare coltelli e forchette prima di pranzo. «È per risparmiare
tempo dopo» mi hanno detto. Una volta li ho sorpresi a piantare patate bol-
lite nell'orto. «Così, quando saranno pronte, non ci sarà bisogno di bollir-
le.» Ecco come ragionano; un giorno il gatto è entrato di nascosto nella di-
spensa e una ventina di loro ha portato fuori tutto il latte, senza che a uno
solo venisse in mente di far uscire il gatto. Bene, vedo che hai finito. An-
diamo dagli Inettoidi a vedere come sono diventati.
Entrarono in un'altra stanza, piena di strumenti complicati e lucenti: a-
strolabi, cronoscopi, poesimetri, coriambusi e teodolindi; poi, affacciatisi
alla finestra, il mago disse: Eccoli laggiù.
Ma non c'è nessuno protestò Lucy. A parte quelle cose a forma
di fungo.
Le cose che Lucy aveva appena indicato erano sparpagliate sull'erba del
prato. Assomigliavano davvero a funghi, ma erano troppo grandi: i gambi
saranno stati alti più di un metro e le cappelle erano quasi della stessa di-
mensione. Quando Lucy li guardò con più attenzione scoprì che i gambi
non combaciavano con la cappella nella parte centrale, come nei funghi
normali, ma da un lato, il che dava l'impressione che le strane figure oscil-
lassero. Ai piedi di ogni gambo c'era una specie di fagottino che toccava il
terreno. Più Lucy li osservava, più aveva l'impressione che non si trattasse
di funghi: le cappelle, ad esempio, non erano tonde come era sembrato al-
l'inizio, ma più lunghe che larghe e ingrandite a una delle estremità. Quegli
strani prodotti erano numerosi: più di una cinquantina.
L'orologio batté le tre e accadde una cosa straordinaria: ogni "fungo" si
capovolse e i fagottini che si trovavano ai piedi dei gambi si rivelarono per
quello che erano, teste e corpi. I gambi divennero gambe, ma in realtà ogni
corpo ne possedeva una soltanto, grossa e pesante. (Attenzione, però: non
una gamba laterale come i mutilati.) In fondo al gambo, pardon, alla gam-
ba, c'era un piede enorme con dita grandi e grosse rivolte verso l'alto, un
particolare che gli dava l'aspetto di una piccola canoa.
Finalmente Lucy capì perché li avesse scambiati per funghi: gli Inettoidi
se ne stavano sdraiati sulla schiena con l'unica gambona levata in aria e al-
l'estremità il piedone disteso. Più tardi venne a sapere che era la loro natu-
rale posizione di riposo, perché il piede li proteggeva dal sole e dalla piog-
gia. Per un Monopodo stare sdraiato al riparo del proprio piede è un po'
come avere una tenda sulla testa.
Che simpatici gridò Lucy, scoppiando a ridere. Li hai fatti tu
così?
Sì, ho tramutato gli Inettoidi in Monopodi rispose il mago, sbelli-
candosi. Le lacrime del gran ridere gli scendevano copiose lungo le guan-
ce. Guarda, guarda, che buffi.
Valeva davvero la pena guardare. Ovviamente gli ometti con un piede
solo non correvano e non camminavano come noi. Andavano in giro saltel-
lando qua e là, simili a cavallette o ranocchi. E che razza di salti! Sembra-
va che al posto del piede avessero molle, e quando scendevano in picchiata
rimbalzavano in modo formidabile. Adesso era tutto chiaro: era questo il
rumore che il giorno prima aveva sconcertato Lucy. Le creature non face-
vano che saltare da tutte le parti, gridando: Ehi, ragazzi! Siamo tornati
visibili.
Finalmente esclamò uno che indossava un cappello rosso con la
nappa e che doveva essere il capo Monopodo. Vi dico che, se uno di-
venta visibile, tutti possono vederlo.
Ma sentitelo! Ben detto, capo, ben detto fecero gli altri in coro.
È proprio questo il succo del discorso. Nessuno ha mai avuto le idee più
chiare di te. Meglio di così non ci si poteva esprimere.
La ragazzina l'ha sorpreso nel sonno disse il capo Monopodo.
Stavolta lo abbiamo fregato.
Proprio quello che stavamo per dire noi aggiunsero gli altri, in co-
ro. Oggi dici cose più sagge del solito, capo. Avanti, continua.
Ma com'è possibile che parlino di te in questo modo? chiese Lucy.
Solo ieri pareva che avessero una gran paura, e ora... Non lo sanno che
sei qui ad ascoltarli?
È proprio questo il buffo degli Inettoidi le rispose il mago. Un
giorno si comportano come se io fossi l'uomo più pericoloso della terra,
come se stessi ad ascoltarne ogni parola e passassi il tempo a dar loro la
caccia. Un altro, credono di potermela dare a bere con trucchetti tanto stu-
pidi che non ingannerebbero un neonato. Ah, beata ingenuità!
Pensi di ridargli le sembianze originarie? chiese Lucy. Sarebbe
un peccato, io spero che rimangano come sono adesso. Credi che a loro di-
spiacerebbe? Ora mi sembrano felici... accidenti, guarda che salto. Prima
com'erano fatti? [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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bella tazza di cioccolata per dessert. Il mago bevve solo un bicchiere di vi-
no e mangiò un po' di pane, ma non era un uomo di cui aver paura; ben
presto si misero a chiacchierare come amici di vecchia data.
Quando avrà effetto l'incantesimo? domandò Lucy.
Gli Inettoidi diventeranno subito visibili?
Sì, anzi lo sono già. Ma sicuramente non se ne sono accorti, perché a
quest'ora fanno sempre un sonnellino.
Ora che sono tornati visibili, annullerai l'incantesimo che li ha resi
brutti? Li farai tornare come prima?
Non so, è una questione delicata spiegò il mago.
Vedi, loro sostengono che erano più belli prima; dicono di essere stati
tramutati in mostri orribili, ma non è la verità. Secondo me, sono notevol-
mente migliorati.
Sono così vanitosi?
Accidenti, sì. Il capo lo è, ed è lui che l'ha insegnato agli altri. Credo-
no che tutto quello che dice sia oro colato.
Me ne sono accorta rispose Lucy.
Peccato, perché posso assicurarti che senza di lui si starebbe molto
meglio. Naturalmente avrei potuto trasformarlo in qualcosa di diverso, o
avrei potuto lanciare un incantesimo per fare in modo che i suoi non gli
credessero più, ma non mi piace essere scorretto. E poi, poveretti, meglio
ammirare lui che nessun altro, ti sembra?
Vuoi dire che non ammirano te? chiese Lucy.
Ammirare me? fece il mago. No, mai e poi mai.
E perché? A causa dell'imbruttimento, o quello che ritengono tale?
Il fatto è che non fanno mai quello che dovrebbero. Il loro lavoro
consiste nel curare i giardini e coltivare gli orti, non per me come pensano,
ma per se stessi. Se non li costringessi io, non lo farebbero mai. E natural-
mente per giardini e orti ci vuole l'acqua. Sulla collina, a un chilometro da
qui, c'è una sorgente meravigliosa dalla quale sgorga un torrentello che ra-
senta i campi. Io ho solo suggerito di andare a prendere l'acqua direttamen-
te al torrente, piuttosto che scarpinare con i secchi fino alla sorgente due o
tre volte al giorno, una cosa sfiancante che li fa tornare coi secchi mezzi
vuoti. Macché, niente da fare; alla fine, di punto in bianco, gli Inettoidi si
sono rifiutati di lavorare.
Sono così stupidi?
Il mago fece un lungo sospiro.
Ah, se sapessi quanti guai mi hanno combinato. Solo un paio di mesi
fa li ho visti lavare coltelli e forchette prima di pranzo. «È per risparmiare
tempo dopo» mi hanno detto. Una volta li ho sorpresi a piantare patate bol-
lite nell'orto. «Così, quando saranno pronte, non ci sarà bisogno di bollir-
le.» Ecco come ragionano; un giorno il gatto è entrato di nascosto nella di-
spensa e una ventina di loro ha portato fuori tutto il latte, senza che a uno
solo venisse in mente di far uscire il gatto. Bene, vedo che hai finito. An-
diamo dagli Inettoidi a vedere come sono diventati.
Entrarono in un'altra stanza, piena di strumenti complicati e lucenti: a-
strolabi, cronoscopi, poesimetri, coriambusi e teodolindi; poi, affacciatisi
alla finestra, il mago disse: Eccoli laggiù.
Ma non c'è nessuno protestò Lucy. A parte quelle cose a forma
di fungo.
Le cose che Lucy aveva appena indicato erano sparpagliate sull'erba del
prato. Assomigliavano davvero a funghi, ma erano troppo grandi: i gambi
saranno stati alti più di un metro e le cappelle erano quasi della stessa di-
mensione. Quando Lucy li guardò con più attenzione scoprì che i gambi
non combaciavano con la cappella nella parte centrale, come nei funghi
normali, ma da un lato, il che dava l'impressione che le strane figure oscil-
lassero. Ai piedi di ogni gambo c'era una specie di fagottino che toccava il
terreno. Più Lucy li osservava, più aveva l'impressione che non si trattasse
di funghi: le cappelle, ad esempio, non erano tonde come era sembrato al-
l'inizio, ma più lunghe che larghe e ingrandite a una delle estremità. Quegli
strani prodotti erano numerosi: più di una cinquantina.
L'orologio batté le tre e accadde una cosa straordinaria: ogni "fungo" si
capovolse e i fagottini che si trovavano ai piedi dei gambi si rivelarono per
quello che erano, teste e corpi. I gambi divennero gambe, ma in realtà ogni
corpo ne possedeva una soltanto, grossa e pesante. (Attenzione, però: non
una gamba laterale come i mutilati.) In fondo al gambo, pardon, alla gam-
ba, c'era un piede enorme con dita grandi e grosse rivolte verso l'alto, un
particolare che gli dava l'aspetto di una piccola canoa.
Finalmente Lucy capì perché li avesse scambiati per funghi: gli Inettoidi
se ne stavano sdraiati sulla schiena con l'unica gambona levata in aria e al-
l'estremità il piedone disteso. Più tardi venne a sapere che era la loro natu-
rale posizione di riposo, perché il piede li proteggeva dal sole e dalla piog-
gia. Per un Monopodo stare sdraiato al riparo del proprio piede è un po'
come avere una tenda sulla testa.
Che simpatici gridò Lucy, scoppiando a ridere. Li hai fatti tu
così?
Sì, ho tramutato gli Inettoidi in Monopodi rispose il mago, sbelli-
candosi. Le lacrime del gran ridere gli scendevano copiose lungo le guan-
ce. Guarda, guarda, che buffi.
Valeva davvero la pena guardare. Ovviamente gli ometti con un piede
solo non correvano e non camminavano come noi. Andavano in giro saltel-
lando qua e là, simili a cavallette o ranocchi. E che razza di salti! Sembra-
va che al posto del piede avessero molle, e quando scendevano in picchiata
rimbalzavano in modo formidabile. Adesso era tutto chiaro: era questo il
rumore che il giorno prima aveva sconcertato Lucy. Le creature non face-
vano che saltare da tutte le parti, gridando: Ehi, ragazzi! Siamo tornati
visibili.
Finalmente esclamò uno che indossava un cappello rosso con la
nappa e che doveva essere il capo Monopodo. Vi dico che, se uno di-
venta visibile, tutti possono vederlo.
Ma sentitelo! Ben detto, capo, ben detto fecero gli altri in coro.
È proprio questo il succo del discorso. Nessuno ha mai avuto le idee più
chiare di te. Meglio di così non ci si poteva esprimere.
La ragazzina l'ha sorpreso nel sonno disse il capo Monopodo.
Stavolta lo abbiamo fregato.
Proprio quello che stavamo per dire noi aggiunsero gli altri, in co-
ro. Oggi dici cose più sagge del solito, capo. Avanti, continua.
Ma com'è possibile che parlino di te in questo modo? chiese Lucy.
Solo ieri pareva che avessero una gran paura, e ora... Non lo sanno che
sei qui ad ascoltarli?
È proprio questo il buffo degli Inettoidi le rispose il mago. Un
giorno si comportano come se io fossi l'uomo più pericoloso della terra,
come se stessi ad ascoltarne ogni parola e passassi il tempo a dar loro la
caccia. Un altro, credono di potermela dare a bere con trucchetti tanto stu-
pidi che non ingannerebbero un neonato. Ah, beata ingenuità!
Pensi di ridargli le sembianze originarie? chiese Lucy. Sarebbe
un peccato, io spero che rimangano come sono adesso. Credi che a loro di-
spiacerebbe? Ora mi sembrano felici... accidenti, guarda che salto. Prima
com'erano fatti? [ Pobierz całość w formacie PDF ]