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E allorquando anche il nuovo progetto andava a monte,
diveniva evasivo, misterioso, impenetrabile; guardava
lungi, come chi scruta nel futuro con acume per arriva-
re a un risultato eccezionale. Ciò che manteneva sospe-
so l animo delle donne le quali leggevano nei suoi occhi
tanta volontà e penetrazione, e una fiducia che non po-
teva mentire; e insieme la tranquillità e la sicurezza di
chi ha in sé, fino dal primo momento, quello che ci af-
fanna a cercare. Si sentivano disorientate nelle loro
aspirazioni e ricerche.
Le scuole agrarie, industriali e scientifiche, si eran ri-
solte in passeggiate bellissime, fatte con Palle per le vie
di Firenze e delle campagne, nei paesi del circondario,
in Arno, alle Cascine, in ogni specie di giuochi o luoghi
dove si studiavano le macchine e si sfruttavano i benefici
effetti delle piante, le riposanti ombre e i saporiti frutti,
senza il bisogno di andare a scuola, e soprattutto s impa-
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rava a vivere. E mentre teneva la scuola nel piú remoto
cantuccio dei propri pensieri, non appena interrogato
diceva a tutti con sollecitudine, assumendo una dignità
giovanile tanto edificante:  faccio l ingegnere, sono stu-
dente d ingegneria; sono alla scuola industriale; sono al-
la scuola agraria, faccio l agricoltore , quasiché fosse av-
viato a divenire il capo di tutti gl ingegneri, di tutti
gli industriali, di tutti gli agricoltori.
L un dopo l altro, con la naturalezza e la giocondità
dei fantocci nei bersagli umoristici dietro i colpi assesta-
ti bene, tutti i sogni, piani e progetti, fra le risa degli
spettatori erano andati a gambe levate.
Smarrite, interdette, incapaci di organizzare un nuo-
vo piano, le zie ebbero crisi di nervi acutissime, perdet-
tero la calma: strillarono, piansero, fecero delle scenate
al nipote, lo coprirono d ingiurie, di contumelie, minac-
ciarono di disinteressarsi di lui, di mandarlo all officina,
a fare un mestiere da povera gente, il facchino come fa-
ceva suo padre, o il barrocciaio come il padre del suo
degno amico Palle. Non avevano obblighi verso di lui, e
quanto facevano era per pura bontà, non per dovere.
A queste sfuriate Remo sorrideva appena, ma sorride-
va cosí pacifico e, soprattutto, cosí bene, che ad esse pa-
reva di leggere nel suo sorriso come il minacciato abban-
dono e disinteresse non lo atterrissero minimamente, e
che senza una parola di rimprovero o di preghiera se ne
sarebbe potuto andare anche da sé: lo avrebbero veduto
scomparire. E fin qui non ci potevano arrivare.
A pochi uomini è dato di sorridere cosí bene. Un bel
sorriso può nascondere o lasciar vedere tante cose, anche
quando non sia che la grazia e l illusione uscenti da una
bocca modellata e colorita perfettamente. E soprattutto
non intendeva di aver fra i piedi quel maledetto Palle.
Non appena si affacciava l idea di perdere il nipote
buttavano a mare Palle: lui, almeno, la doveva scontare,
doveva andarsene. Lo lasciasse per i suoi venti, non era-
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no disposte a mantenere due bighelloni di quella spe-
cie... Una marmotta che se taluno non gli diceva di le-
varselo, si sarebbe seduto a tavola col berretto in testa.
È bene sapere che a poco a poco, per l arte invincibile
di Remo, Palle si era insediato lí a mangiare e bere, spe-
cialmente la mattina quando a casa non c era la madre,
e se occorreva anche a dormire; e la madre, a casa, per
nulla addolorata o sgomenta di non averlo presso di sé,
viveva felice sapendo che il figliolo aveva trovato della
brava e buona gente che gli voleva bene, e sapendo
quanto egli meritasse un tale affetto. All ora del pranzo,
dopo le scenate, mentre Palle rimaneva sul cancello in-
capace di farsi avanti, disposto a correre a casa sua a
prendere un pezzo di pane, Remo diceva ridendo:  via
Palle, vieni Palle, si va a mangiare . E allora i fantocci
umoristici da mandare a gambe all insú sotto i colpi as-
sestati bene, erano proprio le zie attraverso le loro lam-
biccate architetture.
Esaurite anche le furie dopo esaurita l immaginazio-
ne, spossate, vinte, le due sorelle rimasero in posizione
di attesa, guardandosi l una l altra sospese come per di-
re:  si starà a vedere . E ritrovata un po la calma, col
medesimo atteggiamento presero a riguardare il nipote
senza le vecchie mire né il rancore susseguente:  si starà
a vedere , esprimevano guardandolo come guardandosi
senza dir nulla:  si starà a vedere . E Remo, che mai si
era sottratto alle precedenti esperienze prendendo la
nuova attitudine come una nuova via, se ne mostrava
convinto, sodisfatto, sicuro di sé; e anche stavolta, pre-
standosi al giuoco come se l ultima decisione fosse sem-
pre la migliore, con la prontezza della sua consueta im-
passibilità, offrendo lo spettacolo piú gradevole pareva
rispondere alle zie:  state a vedere . La risoluzione di
stare a vedere che sembra, cosí a colpo, tanto facile, non
lo è, invece, quanto si pensa o si crede e non fu presa, in-
fatti, che dopo tante altre: quando la mente, stanca di
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cercare, si sentí vuota, scarica, e quasi non fosse una ri-
soluzione, ma l incapacità di almanaccare oltre sul conto
del giovane, di provocare gli eventi con mille sbalorditi-
ve architetture o fantasie buone soltanto per togliere la
pace del riposo notturno e quella necessaria, durante il
giorno, per poter lavorare.
Una volta finito a viva voce e a tutte braccia, e senza
un pratico risultato di chiamare a sé gli eventi, con la piú
grande disinvoltura gli eventi vennero avanti da sé. È
una cosa che succede sempre. Nella nostra vita quotidia-
na si è spesso vittime di certi abbagli, sia come attori che
come spettatori, è un illusione dei sensi, della vista prin-
cipalmente, e quando piú siamo sicuri di essere noi a
mandare la barca, proprio in quel momento ci accorgia-
mo (un momento terribile) che la barca ci fa andare, e
dove vuole; ed è allora che ci affanniamo con ogni mez-
zo per mantenerci nella primitiva illusione e dimostrarlo
a chi vede. Voi penserete certo che la giuntura sia delle
piú bislacche, giacché se possiamo mantenerci noi
nell illusione, ciò non accade per coloro che dalla riva ci
stanno a guardare, i quali sempre meglio accorgendosi
che la barca va da sé, se la ridono a crepapelle di tutto il
nostro gestire e gridare. Macché! Da altro non essendo
attratti che dallo strepito, atto solo a nascondere il reale
movimento della barca, costoro vivono arcisicuri che
siamo noi a mandarla, perfettamente. E al nostro mira-
bolante strepitare aggiungendo il loro, cento volte piú
grande, sfido l oste ad accorgersi come stanno le cose.
Soltanto quando la barca si ferma, e chi c è sopra per il
suo irragionevole annaspare non accorgendosene segui-
ta imperterrito ad annaspare, allora tutti vedono, alla fi-
ne, che la barca camminava da sé:  Ah! Oh! Eh! .
Per questo fenomeno curiosissimo fino a quando le
donne si diedero dattorno con cento sogni, progetti e
fantasie, davanti ai loro occhi sbarrati dall impazienza e
annebbiati dallo stupore, non ci fu nulla da vedere, altro
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che il crollo dei sogni e delle fantasie; il loro sforzo rima-
se sterile e lo stupore era prodotto dal fatto che in rispo-
sta non vedevano niente, e solo quando si posero con le
mani alla cintura incominciarono a vedere molte cose.
Molte, infatti, sono le cose che un giovane come il no- [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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